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Tornano le atmosfere nostalgiche e retrò con cui l'artista ci aveva conquistato nel 2019 con il primo album Minuetto, caratterizzato da 10 tracce in equilibrio tra un presente denso di ricordi e di attese piene di sentimento. "Cambi Stagionali", anticipato dal singolo Amarti, una ballad pop terribilmente intensa e un po' spregiudicata, è la conferma e testimonianza dell'indiscussa capacità di NOSTROMO di dipingere con i suoni e le liriche il suo mondo fatto di ricordi, di vecchie e nuove consapevolezze e di paure: sono canzoni nate da storie che hanno urgenza di essere raccontate ma, soprattutto, ascoltate.
Un disco certamente più maturo in cui, ancora una volta, Niccolò unisce abilmente musica, parole e interpretazione, su un letto di suoni in cui chiari sono i rimandi alla musica italiana degli anni '60, '70, impreziositi da elementi di elettronica.

Lo abbiamo incontrato, parlando di città del cuore, cambi stagionali e molto altro. Ecco com’è andata.

Quali sono gli ingredienti che compongono “Cambi stagionali”, il tuo nuovo album? E quali punti in comune possiamo ritrovare rispetto alla pubblicazione di “Minuetto”, il tuo disco precedente?
Cambi stagionali è fatto principalmente di contraddizioni. Ho deciso di racchiuderci dentro una fase della mia vita e di lasciarla andare serena, senza troppe pretese. C’è chiaramente la fase del bisogno di approvazione e poi quella della rinascita, che coincide con la primavera del 2021. In quel momento ho scelto di non scendere più a compromessi e di fare qualcosa che mi rendesse più orgoglioso, a costo di rimetterci i famosi “numeri” e i posti in playlist. Almeno guardarsi allo specchio è diventato piacevole. Minuetto era un disco di apertura, fatto delle poche canzoni che avevo scritto e che per mia fortuna ho avuto la possibilità di pubblicare fra mille insicurezze e incomprensioni. Cambi stagionali rappresenta una crescita personale, una presa di nuove consapevolezze. I gusti si definiscono ma resta sempre viva quella parte di me in grado di stupirsi difronte all’aver scritto una canzone. Nonostante sia passato del tempo fra un disco e l’altro non ho mia smesso di dirmi, dopo aver scritto un pezzo, “oh, ma l’ho fatto io?”.
Questo “Cambi stagionali” suona come una autobiografia musicale, e un omaggio a molti personaggi che fanno parte della tua vita. Questo disco è arrivato anche a loro? Pareri?
Sicuramente parlo molto della mia famiglia, delle persone che amo e a me care, che in qualche modo sono le prime che mi fanno fare esperienza di crescita. Poi c’è la morte dei miti, per primi i miei genitori, che guardo sempre con stima e affetto ma sempre più distanti da me queste persone. La cosa che mi ha reso felice è che alla fine ho avuto l’onore di strappare una lacrimuccia a queste persone speciali. Alla fine le cose per chi si fanno?

Nel 2023 avere un’etichetta è piuttosto raro. Quali vantaggi senti di aver acquisto dall’avere una squadra, c’è qualche aspetto del lavoro da cantautore in cui ti senti ancora da solo?

Beh, avere una squadra comporta uno grosso scarico di responsabilità, tutto il lavoro che c’è dietro un album si divide e ognuno ci mette il suo. Lavorare di squadra è sicuramente ottimale per il progetto, specialmente quando c’è molta energia e fiducia reciproca.

Ci racconti la copertina e l’attinenza col disco? Com’è andata?

Per la copertina del disco, capolavoro di cui vado molto orgoglioso, avevo le idee abbastanza chiare, volevo un disegno ad acquarello. E’ stata fondamentale la collaborazione di Linda Savini, una bravissima artista che vive a Londra. Con lei ho avuto modo di confrontarmi e di affidarle tutto il caos che avevo in testa. Il lettering è toccato a Michele Porcari, altro artista e amico che stimo molto con cui ho modo di collaborare ad ogni mio lavoro. Ho immaginato in qualche modo l’infinito di Leopardi, solo che una volta scoperta la siepe c’è casa, c’è pace e probabilmente vuole esserci il Nicolò cresciuto.

Bologna è ancora la tua città del cuore?
Bologna sarà sempre la città del cuore. Ciaoo