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Già anticipato dal singolo "Paradoxical Activity", è in uscita su tutte le piattafome digitali da venerdì 3 novembre 2023 per Record Y, l'album di debutto omonimo dei Phorminx, la creatura musicale di Ruggero Fornari. Un album concepito intorno alle molteplici possibilità della manipolazione sonora di uno strumento a corda, nel quale Ruggero ha cercato di conciliare quest'aspetto potenzialmente infinito con l'interazione musicale dal vivo, che è una dimensione altrettanto importante di questa musica.

Tutto è partito proprio dalla chitarra, e noi volevamo saperne di più.

 

Come mai hai sentito l’esigenza di allontanarti dalla timbrica originaria dello strumento della chitarra elettrica? E come hai lavorato a riguardo?
Da quando ho iniziato a suonare sono stato piuttosto onnivoro musicalmente. Prima sono arrivati Hendrix e i Led Zeppelin (autori di grandi “rivoluzioni” sonore sulla chitarra), poi una grande passione per il blues e di conseguenza il jazz. A vent’anni ho cominciato anche ad approfondire il mondo della produzione elettronica con Ableton Live. È stato in quel momento che ho veramente cominciato a fare una ricerca sul timbro, cercando di trasformare in ogni modo possibile il suono della chitarra. Ho suonato per anni la chitarra manipolandola con il computer (Ableton, Max/MSP) e più recentemente con i synth modulari.

Quando è nato ufficialmente il progetto Phorminx? E qual è la storia di questo progetto prima della pubblicazione del disco omonimo?
La prima prova risale a marzo 2021. Il gruppo è nato dalla mia voglia di esplorare varie sonorità chitarristiche e avevo necessità di formare un trio. Ho scelto Lorenzo Brilli alla batteria perché abbiamo una relazione musicale che va avanti da molti anni; abbiamo suonato insieme in svariati progetti sin da quando avevamo 15 anni. Al basso ho invece scelto Alessandro Cianferoni, conosciuto solo recentemente, di cui apprezzavo molto l’approccio sperimentale nel suo lavoro con gli /Handlogic. Ho ideato il gruppo e poi ho cominciato a scrivere i pezzi: Alessandro e Lorenzo si sono conosciuti direttamente alla prima prova che abbiamo fatto.

Come mai hai subito questa fascinazione per lo strumento della phorminx? E cosa può avere in comune con la tua musica oggi?
La phorminx era un’antica certa greca, e scegliendo questo nome ho voluto sottolineare l’importanza dello strumento a corda nella creazione di questa musica, ricollegandomi a una sua forma primordiale e archetipica. Il gesto è sempre quello di pizzicare una corda, ma le sue declinazioni nel corso degli anni hanno assunto infinite varietà e sono ancora cariche di un mistero che vale la pena esplorare. 

Hai qualche influenza italiana contemporanea?
Sicuramente Roberto Cecchetto, che è stato mio insegnante a Siena Jazz. Mi ha insegnato gran parte di quello che so sulla chitarra e ha anche spronato la mia passione per la ricerca sul suono. Una grande mente musicale. 

Un nuovo album?
Abbiamo un secondo disco già scritto. Speriamo di riuscire a  produrlo già l’anno prossimo nello studio di Record Y.