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Abbiamo contattato LO YETI che ci ha raccontato il suo punto di vista sul suo nuovo disco dal titolo "LE MEMORIE DELL'ACQUA", ci ha parlato delle nuove canzoni, delle influenze musicali, dei progetti futuri e molto altro.

Buona lettura.


LO YETI1. Chi è LO YETI secondo LO YETI?
È la parte nascosta di Pierpaolo Marconcini, una delle tante, sicuramente quella che sa parlare con la musica. È la rappresentazione artistica necessaria per riuscire a “portare fuori” tante storie che altrimenti rimarrebbero solo immaginate. Non credo sia tanto un vestito o un costume che mi metto addosso per sentirmi artista, quanto uno che mi tolgo per sentirmi più “reale”; perché lo yeti esiste davvero.

2. Come mai questo nome per il tuo progetto musicale?
Cercavo qualcosa che potesse essere semplice e allo stesso tempo trasmettesse all’ascoltatore una immagine precisa e personale della figura de lo yeti. Lo yeti credo sia questo, un essere che si concretizza sulla base della nostra esperienza, una rappresentazione manifesta della nostra fantasia. Ognuno di noi si figura lo yeti nella mente in un modo personale, secondo sfumature che riguardano il proprio vissuto. Allo stesso modo, vorrei che ciò che faccio venisse fatto proprio da chi ascolta.

3. Come definiresti la tua musica? Se dovessi dare tre aggettivi alla tua musica, quali sceglieresti?
Un cantautorato contemporaneo, perchè cresciuta fra parole di autori nostrani e musiche e armonie straniere. Se dovessi trovare tre aggettivi direi: Onesta, perché parla di me, senza filtri, raccontando aspetti e storie della mia vita che non ero riuscito a esprimere in altro modo;
Ricercata, perché non si ferma su strutture banali, a discapito anche di un facile riscontro, ma si stratifica su soluzioni e costruzioni musicali più articolate; Crepuscolare, perché si muove fra malinconia e ironia.

4. Cosa rappresenta per te la musica (la tua e quella che ascolti)?
Una necessità. Ciò che riesce a tenere assieme e a raccontare tutti i miei stati d’animo, che sia mia o di altri artisti; come un portachiavi, tiene assieme sensazioni che aprono diverse parti di me. E la cosa più bella è scoprirne di nuova costantemente. Forse questo è il suo più grande pregio, il riuscire sempre a stupirmi. Oggi abbiamo strumenti che ci permettono di avere un spettro musicale davvero molto più ampio rispetto solo a qualche anno fa, possiamo, per dire, ascoltare una band in tempo reale mentre suona in garage dall’altra parte del globo. Questo è meraviglioso.

5. Ascoltando il tuo ultimo lavoro dal titolo poetico “LE MEMORIE DELL’ACQUA”, ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: Come mai questo titolo? Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
Tutto è nato guardando ciò che avevo fra le mani, le melodie e le parole che stavo raccogliendo; queste non erano altro che un riassunto di un periodo più o meno lungo della mia vita, che non ero riuscito ancora a decodificare a decifrare. è stata una sorta di catarsi domestica; raccolto nella via stanza, sono riuscito a raccontarmi a me stesso e questo ha fatto si che tante esperienze venissero anche accettate e comprese e dunque fossero pronte per essere lasciate andare, agli altri, all’acqua, che si muove e che non ritorna mai nello stesso punto. Ogni  brano è bagnato dall’acqua, che come un leitmotiv silenzioso si muove ogni volta sotto una forma diversa, ora fiume, ora neve, ora lacrime, raccontando i diversi stati d’animo che si susseguono. L’acqua si fa in questo album giudice imparziale, nel suo saper cancellare e allo stesso tempo trasportare le emozioni e i fatti che racconto.

6. Nella tua biografia si legge che la tua musica trae ispirazione da mondi molto distanti (dai Wilco a Battisti, dai Beatles a Umberto Maria Giardini). Come convivono in te così tante e variegate anime? Prendendo in considerazione questi quattro riferimenti musicali, cosa hai “rubato” da ciascuno?
Questi sono solo alcuni dei tanti artisti che si possono definire “distanti” che ascolto. La musica non ha distanze reali, solo culturali, e queste sono l’humus che ne determina la sua costante evoluzione, perché specchio dei differenti contesti sociali in cui viviamo. Negli anni ho sempre cercato nuovi stimoli musicali, senza mai pormi troppi veti nell’ascolto, ma bensì passando attraverso, come credo sia per i più, diversi “periodi musicali”, dal punk al jazz, dal pop al soul e così via. Poi , nello specifico, ci sono artisti, come quelli che hai citato, che risultano per me trasversali, nella mia cultura musicale, che rimangono sempreverdi alle mie orecchie, perché capaci di evolversi costantemente e unici nel loro messaggio artistico. Non so cosa io abbia “rubato” loro, certo, nelle mie canzoni ci sono tanti rimandi e omaggi più o meno consapevoli, perché, appunto, sono artisti ormai radicati in quella che è la mia formazione come musicista e come artista. Sicuramente le melodie dei Beatles, come di Battisti, sono qualcosa che fa parte di me fino da quando ero bambino

7. Quali sono i tuoi progetti futuri?
In questo momento sto cercando di portare in giro, con i live, questo progetto e questo disco, per capirne anche il suo valore artistico. Certamente non è semplice, vista la grande sfaccettatura sonora contenuta nell’album e la necessità spesso logistica nel doverlo proporre in una soluzione più asciutta, voce e chitarra; ma è anche una bella sfida, che mi sta portando in contesti live che ancora non avevo avuto modo di provare, come i Buskers. Vorrei poi riuscire a creare i presupposti per alcune collaborazioni con artisti che stimo, che sono prima di tutto amici, per provare nuove soluzioni musicali, ma credo se ne parlerà il prossimo inverno. Poi, chissà, un altro disco.

8. Musicalmente parlando, qual è il tuo sogno nel cassetto?
Riuscire a fare un concept album che ho in mente da diverso tempo, da tanti anni direi. Un disco che vada a pescare tanto anche dalle mie esperienze infantili. Ho diverse idee nel cassetto, ma ancora per lo più bozze. ma spero prima o poi di riuscire a portarlo a termine. è qualcosa che mi immagino di poter regalare un giorno ai miei figli, un piccolo, ma importante lascito, che sappia racontare la mia vita attraverso semplici storie.

9. Se dovessi consigliare tre band contemporanee, quali sceglieresti?
Per non ripetere nuovamente Umberto Maria Giardini e i Wilco, dico Bon Iver, che ha da poco rilasciato un disco capolavoro, per la raffinatezza e ricercatezza sonora; I Fleet Foxes, per le meravigliose melodie e armonie che riescono ogni volta a creare e per come i loro dischi siano meravigliosi dalla prima all’ultima traccia; Be a Bear e i The hangovers, che oltre a essere bravissimi artisti sono anche cari amici, che come me vengono da Bologna.