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Abbiamo intervistato Jacopo Perosino che ha pubblicato il nuovo lavoro discografico dal titolo "Estramenia"; ci ha parlato delle nuove canzoni, del suo universo artistico e molto altro.
Buona lettura!

1. Chi è Jacopo Perosino secondo Jacopo Perosino? Secondo Jacopo Perosino ma io, in verità, arrivo spesso ultimo anche contro me stesso. A parte i giochi di parole, direi che sono curioso, insoddisfatto, melodrammatico, sarcastico e tendenzialmente melanconico. Mia nonna dice che è colpa del mio segno zodiacale.

2. Come definiresti la tua musica in tre aggettivi? APOLIDE – SENTIMENTALE - POPOLARE

3. Ascoltando il nuovo lavoro “Estramenia” ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: come mai questo titolo? Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono? Estramenia è una licenza poetica della locuzione latina "extra-moenia” che significa “fuori dalle mura”. Me per ha un valore dichiarativo: i brani di questo ep si pongono in una maniera più selvatica, per contenuto e talvolta per forma, rispetto alle canzoni “da playlist”. I muri, inoltre, hanno un ruolo di primo piano nelle canzoni che lo compongono e, in ultima istanza, mi piace l’idea artistica di andare fuori, altrove, rispetto alle proprie zone di comfort. Il progetto nasce dalla volontà reciproca di collaborare, mia e di Andrea Nejrotti (produttore musicale), su brani che avevo registrato e mai pubblicato. Avevamo collaborato sulla registrazione di una cover di Rino Gaetano per il progetto collettivo Ad esempio a noi piace Rino (targa Tenco 2021 per Miglior Album a progetto) e abbiamo voluto provare a testarci sulla media distanza. Le idee alla base delle canzoni potrebbero essere racchiuse in un verso de La Rivoluzione terrestre, la traccia iniziale, in cui alcuni angeli, rivolgendosi ad un fantomatico dio, gli confessano di coltivare una speranza di anarchia. Queste canzoni raccontano di coraggio, approccio libertario, etica civile ma anche solitudine e morte.
Racconto di alcune sconfitte ma per me rimangono vittorie essenziali: ogni rivoluzione è foriera di rischio e, in effetti, “rivoluzione” è un termine ricorrente nei testi dell’ep.

4. Se dovessi consigliare uno dei brani del tuo nuovo ep, il brano a cui sei più legato, quale sceglieresti? A seconda di quando mi fai la domanda, potrei dare cinque risposte diverse. Un lavoro di soli 5 brani non può prevedere nulla di riempitivo quindi per me era necessario dire tutto e a tutto sono legato. Per oggi ti dico Hanno ucciso Colapesce in quanto pochi giorni fa si ricordava l’anniversario di nascita di Peppino Impastato, figura che ha inequivocabilmente ispirato la canzone e anche perché la coda del brano è una delle più belle che mi siano mai uscite. Per la primavera ti direi Garofani Rossi perché parla degli eventi della Comune di Parigi, avvenuti da marzo a maggio del 1871. Insomma è un lavoro così anacronistico da essere buono per tutte le stagioni, come un buon vestito.

5. Quali sono i tuoi progetti futuri? Suonare tanto dal vivo, in maniera organica e professionale (che forse è la cosa più difficile). Vorrei avere la possibilità di pensare uno show a mia immagine e somiglianza e condividerlo con tante persone, senza preoccuparmi della dittatura dell’urgenza (oggi suono ma domani non lo so, non ho nulla). Insomma mi piacerebbe riuscire ad agire con progettualità. Per fare questo servirebbe poter collaborare con professionisti perché il fai-da-te tanto in voga in questi tempi sta, a mio modesto modo di vedere, rovinando tutto il giochino. Dopo aver fatto questo, in realtà, avrei una decina di inediti pronti per essere prodotti e registrati ma senza quanto sopra riportato e senza un’etichetta realmente interessata, al momento non percepisco alcuna urgenza di farli uscire.

6. Se dovessi consigliare tre band contemporanee, quali sceglieresti?
Mi attengo alla richiesta e riporto solo band e non artisti solisti. Consiglio: Gogo Penguin, band di Manchester che spazia tra electro jazz, post rock, matrici acustiche, variazioni di impronta classica insomma ciò che definirei “pop di alta qualità”; i Mahout, band della provincia di Torino con un groove magnetico e un modo super personale di mischiare punk e ritmi in levare (reggae, ska); infine cito i The Smile, l’ultima trovata della coppia Yorke-Greenwood per i quali non servono presentazioni.