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È stato un lunedì sera particolarmente pieno di emozioni quello appena trascorso al Teatro Dal Verme di Milano dove ha fatto tappa il tour “La Teatrale+Reset Celebration” dei Negrita.

Il pubblico ha affollato gli spazi del centralissimo teatro meneghino per cantare a squarciagola i brani (più recenti e quelli più datati) della band aretina che festeggia i 25 anni di carriera. I sei sul palco (Pau-Drigo-Cesare-Ghando-Cristiano-Giacomo) sono in ottima forma, si cercano con sguardi d’intesa e tracciano melodie che ripercorrono le tappe fondamentali della loro storia.

La sognante “Ho imparato a sognare” dà il la ad una serata che offre la possibilità di ammirare le canzoni dei Negrita sotto una veste più essenziale in cui si mettono in risalto i testi e gli arrangiamenti primordiali. Ma attenzione, non si pensi che non sia stata una serata rock. Tutt’altro. Le chitarre di Cesare e Drigo hanno saputo offrire quell’aggressività e quell’intensità che da sempre contraddistingue il loro sound, intervallate da tocchi più soft che hanno accarezzato i brani. Le tastiere e il violoncello di Ghando hanno aggiunto magia alla serata, regalando dei momenti molto emozionanti.

Dicevamo della scaletta: da “Brucerò per te” a “Greta” passando per le melodie più morbide di “Dannato vivere” e “Che rumore fa la felicità” per arrivare alle acclamatissime “Il libro in una mano, la bomba nell'altra” e “Malavida en Buenos Aires”.

C’è stato poi il momento Reset, una parte di set dedicata ad uno dei dischi che ha segnato in maniera più profonda la vita dei Negrita: “Provo a difendermi”, “Fragile”, “Hollywood”, “Transalcolico”, la sempreverde “In ogni atomo” e la graffiante “Mama maè”.

Drigo e Cesare hanno poi eseguito la bellissima “Il giorno delle verità”. “Magnolia” eseguita a tre chitarre (Drigo-Cesare e Pau) è stata di una bellezza e di un’intensità invidiabili. Il set si è concluso con “Hemingway”, “La tua canzone”, “Non torneranno più” e l’intramontabile “Cambio” in una veste meno rock e molto più ballabile.
L’ultima parte è dedicata alla storia più recente dei Negrita con “Il gioco”, la applaudditissima “Rotolando verso sud”, quello che potremmo chiamare una sorta di inno “Radio Conga” ed il saluto finale affidato alla positività di “Gioia infinita”.

Cosa resta di questo concerto? Sicuramente la curiosità soddisfatta di vedere i Negrita divertirsi (e far divertire) e cimentarsi in un contesto più intimo, prevalentemente acustico e quasi a contatto col pubblico. E ci sono le emozioni di un viaggio lungo una carriera che affonda le sue radici nel rock per poi sperimentare e dirigersi verso territori imprevedibili. Si perché proprio questa curiosità e lo stare fuori dalla comfort-zone sono stati due ingredienti vincenti nella lunga carriera di una band che fa divertire teenager e diversamente teenager. W i Negrita!

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