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Abbiamo incontrato Emiliano Merlin (Unòrsominòre.) per discutere del suo ep "Tre canzoni per la Repubblica Italiana", lavoro uscito per I dischi del Minollo nel 2010 e contenente tre brani: Povera patria (di Franco Battiato), La domenica delle salme (di Fabrizio De Andrè) e Quando lo vedi anche (di Giorgio Gaber). Tre canzoni di protesta e di denuncia firmate da tre grandi poeti del nostro tempo reinterpretate e personalizzate con passione ed intensità da Unòrsominòre.

 

Siamo partiti da questo ep contenente tre canzoni di protesta per allargare il discorso alla situazione italiana attuale (dalla musica alla politica ).

 

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1, Cosa ti ha spinto a reinterpretare tre canzoni-cardine della musica italiana di tre grandi poeti italiani? Qual è il discorso a monte dell'ep? Come ti sei rapportato ai tre brani? Cosa significano per te?

L’ep è nato come una sorta di ponte fra i miei lavori precedenti, in cui i temi principali nei testi erano di matrice intimista ed esistenzialista, e un nuovo corso in cui i temi sociali e politici hanno acquistato un ruolo centrale. L’idea è nata nel 2010, e avrei preferito pubblicare subito una raccolta di brani originali, ma considerato che ci avrei messo un bel po’ per completare un nuovo album per intero - che poi è diventato “La vita agra”, uscito nel novembre 2011 - ho preferito dare alle stampe il prima possibile un lavoro anche breve, che sottolineasse l‘urgenza dell‘istanza. Amo suonare canzoni altrui, sicché ho scelto alcuni brani cardine della canzone di protesta o di tematica sociale italiana, più e meno noti, alla fine ne ho selezionati tre e ho realizzato l’ep in tempi molto stretti, usando una strumentazione ridotta un po' per scelta un po' per necessità. L'ep è stato registrato da Alessandro Longo ed è uscito per I Dischi del Minollo il 2 giugno 2010, una specie di amara e sarcastica celebrazione di una Repubblica conciata malissimo. Sono tre canzoni che amo molto, in particolare quella di Gaber che in pochi conoscono e ricordano.

 

2, Si tratta di un trittico di canzoni che parlano in maniera diversa di resistenza, dignità, concetto di nazione, concetto di popolo e molto altro. Come ti misuri con queste tematiche? Come pensi sia combinato il nostro Paese oggi? Cosa ti fa incazzare maggiormente oggi, parlando sempre di quello che accade (o non accade) in Italia?

In realtà non mi interessava tanto il concetto di nazione o di patria, che è facilmente fraintendibile in senso populista e nazionalpopolare. Intendevo parlare del disastro - economico, culturale, morale - in cui si è ridotta "questa cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia" (ancora con Gaber). Cosa mi fa incazzare, chiedi: più di tutto, direi la mancanza di memoria e di coscienza critica. L’incapacità di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato se non c’è un’etichetta chiara a decretarlo, magari incollata da qualche ente sacro o televisivo. E la calcificata abitudine ad autoassolversi senza mai un dubbio, l’esser sempre pronti ad accusare e ad incolpare altri dello stato delle cose - e per carità, i “colpevoli” diretti veri e propri ci sono e vanno individuati - senza riuscire a vedere le proprie responsabilità, soprattutto nei gesti quotidiani. Il non saper astrarre dal proprio particolare.

 

unorsomin3, Da un punto di vista musicale (e culturale più in generale) quale credi sia la condizione italiana oggi? Per il futuro credi si possano sviluppare delle potenzialità, o meglio credi che attualmente si stia seminando bene per le generazioni future?

Naturalmente no. Trent’anni di banalizzazione, semplificazione, impoverimento, educazione all’omologazione e al rifuggire la fatica e l’impegno non possono che portare a un disastro culturale come quello che ci circonda e sovrasta. La cosiddetta scena indipendente della musica italiana ne è la più evidente dimostrazione: quella che dovrebbe essere la controcultura giovanile non è altro che la continua riproposizione autoreferenziale e masturbatoria di vecchi facili cliché, senza nessuna istanza critica o antagonista. Voglio dire, quando avevo vent’anni c’erano gli Afterhours e i Marlene Kuntz e i CSI. Oggi abbiamo Dente, Brunori, Lo stato sociale. Spero che i minimi vagiti dissonanti che ogni tanto càpita di sentire possano spargere qualche seme di reale antagonismo, ma ci credo poco. "Il mondo nuovo" di Huxley alla fin fine ce l'abbiamo di fronte, ormai.

 

4, Perché le canzoni di "impegno politico-sociale" si portano dietro dei retaggi tanto pesanti da spingere il pubblico a non prestarvi più di tanto attenzione? Capovolgendo la prospettiva: credi che l'interesse crescente per le "canzonette" sia poi la cartina tornasole di una condizione culturale decadente o più di una ricerca di evasione, svago e relax?

Naturalmente appunto perché si tratta di ascolti "faticosi", che richiedono un’attenzione a cui il pubblico non è più abituato. E perché è di moda esaltare la leggerezza, santificare la distrazione, il prendere le cose con “serenità”, come se il fingere che i problemi non esistano possa servire a qualcuno, come se ogniqualvolta si avverte una vaga necessità di fare un discorso serio ci si sentisse come in colpa, e si mettessero subito le mani avanti magari indorando la pillola con qualche ammiccamento o con l'onnipresente, noiosa e vomitevole "autoironia" con cui tutti oggi si riempiono la bocca. Come se il fatto di potersi permettere oggi di non pensare a niente metta al riparo sé stessi e tutti gli altri da un domani minaccioso, anziché favorirne l‘incedere. Le due alternative che proponi sono le due facce della stessa medaglia: evasione, svago e relax ricercate impulsivamente sono al contempo conseguenza e concausa della decadenza culturale.

 

392426 10150920128411170_704611359_n5, Quali sono per te oggi tre artisti (nella musica, nella letteratura, nella pittura, nella cucina...) che vale la pena seguire? Quali sono, secondo te, i meriti e i demeriti dei nuovi protagonisti della 'nuova leva cantautorale indipendente' ('indipendente' nell'accezione funzionale, solo per contrapporla al mainstream) ?

Se intendi in Italia, suggerisco Non Voglio Che Clara, Iosonouncane, Dilaila, I Ministri (sì, dai, sono quattro). Fanno cose diverse, non tutte impegnate o di tematica sociale (e mica dev'essere così!), ma tutte di qualità superiore alla media. Due li conosco personalmente, due no, e quelli che conosco li ho conosciuti a causa della loro musica, e non viceversa (lo dico perché non si pensi che raccomando solo gli amici). Circa il resto della domanda, ti ho già in parte risposto nella precedente... Meriti ne vedo molto pochi, davvero. Mi dispiace essere così tranchant, ma fatico ad esaltarmi per gruppi o artisti che in massima parte non hanno talento di sorta e vengono spinti da un giro chiuso su sé stesso di addetti stampa, etichette indipendenti e promoter di eventi, in un vortice masturbatorio di piccolezze falsamente glorificate. Niente di nuovo probabilmente, tranne la quasi assoluta piattezza delle proposte. Ma mi sto ripetendo, quindi chiudo qui.