L'album di debutto di Giorgio Adamo ha come titolo "PIÚ DEI GIGANTI" (fuori per Disordine Dischi, e in distribuzione Believe). Un nuovo e importante capitolo per il cantante e attore (che abbiamo visto sul palco al fianco di nomi del calibro di Anastacia, Malika Ayane, Anggun...), che si espone oggi con un disco personale e intenso, un viaggio sonoro di puro cantautorato con incursioni elettroniche. Otto tracce in mezz'ora che ritraggono le varie sfaccettature dell'autore. Al centro c'è l'uomo che naviga tra brutture splendore, nella contraddizione dei sentimenti che fluiscono nella sua esistenza. Si declamano fiducia e smarrimento, colpevolezza e perdono, amore e odio. Vi è contenuta tutta la gratitudine per ciò che si ha, partendo dalla consapevolezza, attraversando il dubbio, navigando tra gli errori e i rimedi, esplorando il mondo che ci circonda, ciò che possiamo percepire al di sopra di esso e ricondurlo al nostro universo interiore; passa poi dall'osservazione di vite altrui, in cui possiamo ritrovare noi stessi, migliorarle e migliorarci, degusta la fine e l'inizio delle cose, si conclude celebrando il sogno, senza divenirne schiavi.
La storia di Giorgio ci ha conquistato sin dal primo ascolto, e questo disco personalissimo e intenso è tra gli ascolti più interessanti che abbiamo affrontato nei mesi scorsi. Ecco cosa ci ha raccontato!
Dici che in questo disco è contenuta la gratitudine. Hai voglia di raccontarci verso chi, o verso cosa ti senti grato?
Sono grato a chi mi ama, a chi mi ha amato. C'è gratitudine verso chi mi ha perdonato. Gratitudine verso la società che mi insegna ogni giorno cosa voglio essere e soprattutto cosa NON voglio essere. Sono grato alle mie cadute, ai miei sbagli e a come ogni volta riprendo a camminare. Sono grato all'universo che mi avvolge, di cui sono parte integrante, tangibile e impalpabile al contempo; e dopo tanti scontri, sono grato a me stesso.
“Più dei giganti”, questo il titolo del tuo album di debutto, è una sorta di autobiografia musicale dove si sente una storia personale molto forte. Senti di aver avuto coraggio ad aver usato il tuo nome e non uno pseudonimo? Hai mai pensato di farlo?
Non ho mai pensato a uno pseudonimo per questo progetto e non credo di essere stato coraggioso. I testi di questo disco sono tanto sinceri, sono io nel profondo e indossare una maschera avrebbe inquinato la limpidezza del ritratto. La mia gioia sarebbe sapere che anche una sola persona possa riconoscersi tra i miei versi ed emozionarsi.
Hai mai sentito la paura o la vergogna che qualche tuo collega o amico senta questo disco così esposto e personale?
No, perché credo di aver toccato dei temi abbastanza universali, partendo semplicemente da mie sensazion ed esperienze personali. C'è amore in diverse accezioni, c'è l'introspezione, il fare i conti con se stessi e con la società in cui viviamo, ci sono i sogni. È un album fatto di sentimenti abbastanza comuni che ognuno elabora a suo modo.
Hai mai valutato invece l’idea di far un feat? Chi potrebbe entrare a far parte del tuo mondo?
Avrei un sacco di nomi, ma in questo momento storico sognerei io di entrare nel mondo di Daniela Pes. Il suo percorso di ricerca mi ha affascinato tanto. È differente da ciò che ho fatto io, ma sento un richiamo che ha a che vedere con mie idee passate di voler destrutturare la parola e trovare un altro linguaggio che integrasse la mia vocalità e il mio comunicare in modo differente. Non l'ho mai messo in atto, lei si e in maniera sublime. Si, un feat con lei sarebbe magico.
E soprattutto, questo disco avrà anche un seguito?
Sono abbastanza imprevedibile. Al momento sono impegnato fino a fine maggio con i tour teatrali che restano sempre la mia occupazione principale. Ma non smetto di scrivere e in realtà, mettendo insieme i pezzi, un altro disco si potrebbe anche già fare.
Non so se un seguito di questo, ma sicuramente " altro ".
